Ams entra nel suo diciottesimo anno di vita, e per una associazione, diventare adulta significa anche cambiare pelle. Ams ha affiancato e tuttora affianca una struttura, quella dell’Ematologia di Niguarda, che è una entità all’avanguardia, per qualità di qualificazione e competenze. Occorre, oggi, rivedere il ruolo che gioca il paziente nell’impegno lavorativo e assistenziale facendo nostro il motto «Paziente al centro, come accoglierlo, accompagnarlo, informarlo».
In questo nuovo impegno, l’obiettivo è avere accanto a noi persone con la qualifica di volontari che possano realizzare questi processi di accoglienza, accompagnamento e informazione. Stiamo lavorando ad una proposta, una nuova mission, che arricchirà Ams.
Occorrono persone motivate e formate. Questi volontari non sono medici né infermieri. Ma li dovranno affiancare e, dunque, chiederemo ai nostri medici e infermieri di esprimere un parere e di partecipare, poi, alla loro formazione.
Anche laddove il volontario opera già all’interno dei reparti, necessita di partecipare a riunioni di gruppo e ad iniziative di aggiornamento per mettere in comune esperienze, difficoltà e proposte.
Far parte di questo gruppo di volontari si tradurrà anche in un arricchimento per i singoli, per il bagaglio di esperienza che i corsi di formazione lasceranno nel bagaglio personale di ciascuno.
Il momento attuale è caratterizzato da un peso assistenziale che si sta modificando. Infatti, oltre all’alta prevalenza di giovani con patologie ematologiche, è aumentato progressivamente il numero di pazienti complessi sopra i sessanta anni, affetti spesso da co-patologie che concorrono a rendere più difficile il trattamento delle malattie ematologiche. Si tratta di pazienti più impegnativi, perché hanno una serie di complicanze più frequenti nell’età avanzata: cardiologiche, renali, diabetologiche, cerebrovascolari.
E, poi, l’utenza è cambiata, perché più persone hanno problematiche sociali o non parlano la nostra lingua. Abbiamo dei doveri anche nei loro confronti. Nei confronti dei migranti.
Cruciale sarà per i nuovi volontari imparare a comunicare, anche senza bisogno delle parole, e saper costruire una relazione con i caregiver che seguono il paziente a casa. È un percorso difficile ma anche una scommessa che sappiamo di essere in grado di poter vincere, perché tra chi ha avuto e ha contatti con l’associazione ci sono molte persone interessate ad intraprendere questo percorso. Il volontario può essere un messaggero di speranza e serenità.
di Enrica Morra – editoriale estretto dal numero 28/29 di Ematos
Se sei in interessato a diventare volontario Ams scrivi ad associazione@malattiedelsangue.org