Una specializzanda in trasferta: San Francisco 2014, un ponte verso il futuro dei linfomi T
L’appuntamento internazionale che concentra gli sforzi e l’attenzione sui Linfomi Non Hodgkin a cellule T si è tenuto a San Francisco, in California, dal 23 al 25 gennaio. Anche l’ Ematologia di Niguarda ha fornito il suo contributo, presentando un lavoro riguardo il ruolo diagnostico e prognostico della indagine PET in questi linfomi.
I Linfomi Non Hodgkin a cellule T sono un gruppo di patologie linfoproliferative molto eterogeneo e rappresentano solo una piccola percentuale (circa il 10%) di tutti i Linfomi Non Hodgkin. A dispetto delle terapie sempre più aggressive la prognosi, nella maggior parte dei casi, rimane negativa ed il tasso di mortalità ancora elevato.
Durante il “T-Cell Lymphoma Forum” esperti mondiali, provenienti soprattutto dalle aree a maggior incidenza (Giappone e Asia Orientale, Sud America, USA), hanno presentato le ultime novità sia diagnostiche sia terapeutiche.
Grazie al miglioramento delle tecniche di laboratorio (in particolare: microRNA e Gene Expression Profiling) sono state scoperte mutazioni geniche ricorrenti (ad es. mutazioni della proteina RHOA e di FYN-kinase) e sono state individuate nuove “etichette” molecolari, utili sia per definire meglio il tipo di Linfoma che abbiamo di fronte sia perché rappresentano tasselli importanti del puzzle da ricostruire per la comprensione del meccanismo di sviluppo di questi tumori.
Ormai è assodato il ruolo diretto che l’infezione del virus HTLV-1 (Human T-Lymphotropic Virus type-1) ha nel determinare il Linfoma/Leucemia a cellule T dell’Adulto (ATLL), che si presenta nel 5% della popolazione infetta, così come assodata è la stretta correlazione tra stimolo infiammatorio cronico e predisposizione ad alcuni tipi di linfoma a cellule T: in particolare il linfoma a cellule T enteropatico (tipico della celiachia refrattaria), il linfoma PTCL NOS della tiroide, il linfoma indolente dell’orecchio ed il linfoma anaplastico a grandi cellule associato alle protesi mammarie.
Sul fronte terapeutico, dati gli scarsi risultati della chemioterapia convenzionale, sono stati presentati studi preliminari su nuovi farmaci biologici diretti specificamente contro la malattia linfomatosa (anticorpi monoclonali come Mogamulizumab e Brentuximab Vedotin o inibitori di Aurora A-kinasi come Alisertib) e nuove combinazioni terapeutiche più efficaci (inibitori dell’istone deacetilasi associati ad agenti ipomentilanti). Sono necessari ulteriori studi di conferma e, per ora, solo pochi di loro sono autorizzati dalle agenzie internazionali del farmaco per il trattamento routinario dei pazienti.
I risultati, comunque, sono promettenti e fanno ben sperare per il futuro.
Di Erika Melimedico specializzando ematologo